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martedì 26 febbraio 2008

Tutti ai piedi di Calaiò

Una telefonata a casa, alla moglie-tifosa Federica. Poi a letto presto. «Perché domani si rigioca, col Genoa». La vita di Calaiò, all´improvviso, ha ripreso a scorrere con i suoi ritmi. Partite, reti, applausi, autografi. Tutti intorno al centravanti palermitano, ieri pomeriggio, mentre il Napoli si allenava al campo di Pontedera.

In fila anche carabinieri e finanzieri: per una maglietta, o almeno una foto ricordo. Potenza della doppietta di Livorno, che ha messo fine a un periodo da dimenticare, per il ritrovato arciere azzurro. Oltre sei mesi senza scagliare una freccia, da quella notte di Ferragosto e Coppa Italia, col Cesena. I problemi stavano per iniziare.

Prima l´arrivo di Zalayeta, poi l´esplosione di Lavezzi. Fa più rabbia essere bocciati così, all´improvviso, senza nemmeno avere la possibilità di sbagliare. La gratitudine di Reja è durata 45´: prima giornata di campionato contro il Cagliari, unica maglia da titolare concessa al capocannoniere della B.

L´allenatore, da allora, lo ha relegato all´ultimo posto delle sue gerarchie, concedendogli appena 434´ di amaro part-time, spalmati in 17 presenze. Perfino peggio delle 62 sostituzioni in 99 gare inflitte dal tecnico friulano al suo centravanti, anche quando faceva gol a raffica. L´arciere ha incassato. Mai una polemica, con umiltà e professionalità.

«Arriverà la mia occasione, prima o poi». Ma la vita da separati in casa non può essere pianificata. Basta pochissimo, infatti, per mandare tutto all´aria. Stava per capitare il 4 novembre scorso, il giorno in cui Calaiò decise di andare via da Napoli. Il mondo gli era caduto addosso.

Non tanto per il rigore sbagliato al San Paolo contro la Reggina, quanto per la decisione della società di punirlo. «Tremila euro di multa: non toccava a te, andare sul dischetto». Uno schiaffo all´uomo, non al calciatore. Anzi, una sculacciata, che al centravanti siciliano fece male come una pugnalata. «Ora basta, ho chiuso. A gennaio andrò via».

Il debito con la maglia azzurra, preferita all´inizio del 2005 alle offerte di mezza serie A, era in fondo già stato saldato nell´inferno della C1 e della B: con i 42 gol segnati in 110 partite. Poteva voltare pagina, non l´avrebbero chiamato traditore.

L´occasione si è presentata davvero, lo scorso 30 gennaio. Calaiò, tra i pochissimi giocatori autorizzati a dargli del tu, compose il numero di telefono di De Laurentiis: «Presidente, sono Emanuele. Mi vuole il Genoa, fammi partire. Se non vuoi cedermi, lasciami almeno andare in prestito».

Non se ne fece nulla, perché le due società non si misero d´accordo sui soldi. Ma forse anche perché, nel frattempo, l´avventura di Reja sulla panchina del Napoli aveva imboccato la sua parabola discendente. Pazienza fino a giugno, dunque, non a oltranza. Con il nuovo allenatore cambieranno le cose, si era convinto il centravanti.

Il momento della rivincita, invece, è arrivato ancora prima del previsto, a Livorno, grazie alle assenze di Zalayeta e Lavezzi. Doppietta, 90´ interi e due caselle da cambiare sull´almanacco: 3 gol in serie A, ora, e 44 in maglia azzurra. Otto anni e 50 giorni dopo, passando per due mesi di inferno. L´arciere è ritornato.
(Repubblica)

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