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mercoledì 19 dicembre 2007

Sosa e Calaiò riecco i gemelli

Ritorna l’arciere e non poteva essere altrimenti. Se Calaiò fosse rimasto ancora al palo, allora si che si sarebbe potuto parlare di premeditazione da parte di Reja. Ma stavolta, il tecnico, a differenza di Siena, non ha alcun motivo tattico per lasciare fuori il puledro palermitano. Con la Lazio, il Napoli può giocare in assoluta scioltezza, con due punte di ruolo, senza il timore di dover far risultato ad ogni costo.

E dovendo far riposare Zalayeta e Lavezzi, l’impiego di Calaiò e Sosa, diventa quasi automatico: il Pampa a fare da torre al centro dell’attacco e l’arciere pronto a sfruttare le sue sponde. Come del resto era capitato in serie C1 e Calaiò aveva vinto la classifica dei marcatori con diciotto reti; e come si era ripetuto in , con l’attaccante siciliano giunto in gol ben quattordici volte in trentasette presenze.

Una coppia collaudata, quindi. Affiatata. Assortita al punto giusto. Ma non ritenuta così efficace da meritarsi la riconferma nella massima serie. Al loro posto, Reja ha preferito Lavezzi e Zalayeta, ricevendo in cambio ottimi riscontri. Stasera, quindi, all’Olimpico, Sosa e Calaiò avranno modo di dimostrare all’allenatore che un po’ di spazio in più in prima squadra lo meriterebbero a pieno titolo.

Per la verità, Sosa ha già avuto modo di farsi apprezzare nelle volte in cui è stato chiamato dalla panchina. Quattro gol in 367 minuti giocati rappresentano una media di tutto rispetto: la prima rete a Udine, la seconda da tre punti in casa con il Livorno, un bersaglio ininfluente con l’Inter e un altro con l’Atalanta. Sosa ha mancato solo le due occasioni di Firenze ma per il resto ha offerto un contributo più che apprezzabile.

Diverso, invece, il discorso che riguarda Calaiò. Il venticinquenne siciliano ha patito l’esclusione dalla prima squadra con gli arrivi di Zalayeta e Lavezzi. Non è riuscito più a ritrovare se stesso. Reja l’ha lasciato partire titolare solo alla prima giornata con il Cagliari e da allora tanta panchina. Pur collezionando tredici presenze, Calaiò ha giocato appena duecentodiciotto minuti.

Pochi per entrare in sintonia con i compagni. Sempre pochi per carburare. Se a questo si aggiungono il rigore fallito con la Reggina e l’ostinazione di voler cercare ad ogni costo la gloria personale quando subentrava, il quadro è completo. Oggi Calaiò è un calciatore da “ricostruire” moralmente. Uno degli investimenti cospicui della società. Non a caso, Reja ha immediatamente annunciato che con la Lazio sarebbe toccato a lui.

E non a caso, l’allenatore gli ha raccomandato di limitarsi a fare le cose semplici, piuttosto che cercare il numero. Stasera tocca a lui dimostrare che il Napoli farebbe bene a non cederlo a gennaio; smentire il tecnico; rendere felici i suoi tanti estimatori. E non saranno certo le responsabilità a frenarne il rendimento. Calaiò possiede i numeri per imporsi anche sul palcoscenico che conta.

Seppure nelle categorie inferiori, non si riesce a realizzare tanto ( 38 gol in due campionati e mezzo ) se non si è attaccanti di razza. E sotto gli occhi di Delio Rossi, suo grande estimatore, Emanuele Calaiò, incoraggiato ieri De Laurentis, avrà modo di consumare la sua grande rivincita. Gli occhi saranno tutti per lui, sta sera.
Mencocco Fabio (Corriere dello Sport)

FONTE : calcionapoli1926

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