
Il giorno dopo il pareggio con il Siena, i critici più equilibrati concorderanno su due profili. Il ritardo nello schierare una terza punta, anzichè il tandem Lavezzi-Bogliacino, invero, non tiene conto dell’assenza di Zalayeta e di un reparto offensivo che non offre troppe alternative. Sotto il secondo aspetto, un’occhiata alle cifre della partita - propizie agli azzurri - dimostra come la chiave del risultato non vada cercata soltanto nell’impiegare o meno un attaccante di ruolo. Possesso palla: Napoli 63 %, Siena 37. Tiri complessivi: Napoli 13 (di cui due in porta), Siena 4. I dati aritmetici, se decifrati, indicano le troppe occasioni da rete sprecate. Ma rivelano pure che il rendimento generale è stato fiacco, nonostante il predominio dei padroni di casa nel gestire il confronto. La gara è apparsa, altresì, caratterialmente svogliata: priva dell’intensità necessaria a strappare la vittoria agli avversari. Le partite non si riscrivono, ma è verosimile che il Napoli, se non fosse sciroccoso, avrebbe speso molto di più in termini di forza e orgoglio. Va ovviamente tenuto in debita considerazione il forfait di centrocampisti come Blasi e Gargano, rivelatisi nel corso della stagione indispensabili nelle ripartenze. Tuttavia la ragione non sta mai dalla parte degli assenti. Gli azzurri, che venivano da due risultati utili (Atalanta e Parma), avrebbero dovuto vincere per assottigliare le distanze dalla zona alta della classifica. L’impresa non è riuscita, vuoi per errori in fase d’attacco, vuoi per emergenze ormai croniche (infortunio di Zalayeta). Però non è da Napoli - almeno da quello visto di recente all’opera - farsi sorprendere dal Siena e lasciarsi imporre il pareggio. «Questi giocatori stanno dando il massimo», ha puntualizzato Reja. Difendere pubblicamente la squadra, lo sappiamo, è la prima regola di un tecnico. Però c’è da scommettere che in privato l’allenatore si sia comportato diversamente. Il Napoli ha patito la strategia avversaria: una sola punta, una sentinella su Lavezzi e tutti gli altri a fisarmonica, ma prettamente dislocati nella loro metà campo. Però bravi a ribaltare il fronte e abili (o fortunati) a cavare dal match il punticino salvezza. La platea degli osservatori si è ormai convinta che esistono due Napoli: quello delle occasioni che contano e quello, per così dire, ordinario, meno dotato di grinta, agonismo, concentrazione, risolutezza. A volte le angustie del secondo (come nell’esibizione con il Siena) sono figlie della potenza del primo. Insomma, la compagine - sbarazzina e rinnovata per sette undicesimi - eccede tuttora in narcisismo: si specchia nelle proprie imprese. Peccati da ragazzi. Che ragazzi, però: la loro classifica, al di là del miraggio Europa, rimane solo da applaudire. di
Toni Iavarone
FONTE : Il Mattino
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